Il 4 novembre 2020 un lungo applauso è risuonato nell’Aula di Montecitorio quando sul tabellone è apparso l’esito del voto a scrutinio segreto. Con 265 sì, 193 no e un astenuto, la Camera dei deputati aveva approvato la nuova legge per contrastare l’omotransfobia, la misoginia e le violenze contro le persone disabili, ribattezzata da giornali e telegiornali come legge Zan, dal nome del deputato che ne è stato relatore, il veneto Alessandro Zan. Il testo, composto da dieci articoli, introduce nuove tutele per le persone transgender.
Sanzionate le discriminazioni di genere
Il punto di partenza è l’articolo 604 bis del Codice Penale che sanziona le discriminazioni basate su motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. Nello specifico:
- chi propaganda queste idee, commette atti di discriminazione o istiga gli altri a farlo è punito con la reclusione fino a un anno e sei mesi o con la multa fino a 6mila euro;
- chi invece istiga veri e propri atti di violenza, o li compie in prima persona, rischia dai sei mesi ai quattro anni di carcere;
- è vietata qualsiasi organizzazione che abbia finalità discriminatorie;
- tali discriminazioni costituiscono un’aggravante che può aumentare fino alla metà le pene previste per altri reati, a eccezione di quelli per cui è previsto l’ergastolo.
Ebbene, le legge Zan aggiunge a questo elenco anche le discriminazioni basate sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere: una preziosa forma di tutela per la comunità transgender.
La legge affronta anche un argomento sul quale si è dibattuto molto, quello della libertà di espressione. L’articolo 3 infatti che ciascuno può legittimamente avere e manifestare le proprie idee, come previsto dall’articolo 21 della Costituzione; sarà poi il giudice a stabilire, per ogni caso specifico, qual è il confine tra opinione e discriminazione.
La giornata nazionale contro omofobia e transfobia
Già dal 2004, grazie all’incessante impegno delle associazioni di attivisti, la giornata del 17 maggio è dedicata al contrasto all’omofobia, alla bifobia e alla transfobia. Una ricorrenza che l’Unione europea e le Nazioni Unite hanno fatto propria, esortando la comunità internazionale ad agire per “assicurare che tutte le persone abbiano pari diritti a vivere una vita sana, libera dalla violenza, dalla persecuzione, dallo stigma e dalla discriminazione”. Grazie alla legge Zan, anche in Italia sarà riconosciuta ufficialmente la giornata nazionale del 17 maggio. Non sarà una festività, ma un’occasione in cui scuole e pubbliche amministrazioni celebreranno la cultura del rispetto e dell’inclusione.
I centri per le vittime di discriminazioni
Nel 2006 presso la presidenza del Consiglio dei ministri è stato istituito un Fondo pari opportunità per il quale, a partire dal 2020, vengono stanziati 4 milioni di euro all’anno. La legge Zan stabilisce che queste risorse possono finanziare anche la creazione di centri che diano assistenza legale, sanitaria, psicologica e di mediazione sociale alle persone che sono state vittime di omofobia o transfobia. Se necessario, questi ambienti protetti offriranno anche vitto e alloggio. Il modello è quello dei centri che accolgono le donne che hanno subìto violenza domestica.
L’iter della legge Zan sull’omotransfobia
Questo è un traguardo che la comunità transgender attendeva da lunghi anni. Per la precisione dal 1996, quando fu presentata (invano) la prima proposta a firma di Nichi Vendola. Anche nelle ultime tre legislature i vari tentativi, portati avanti da nomi di spicco del mondo LGBTQ+, non erano mai andati a buon fine. Il voto della Camera a novembre quindi assume un valore molto forte, anche di carattere simbolico. Per l’approvazione definitiva però manca ancora il sì del Senato. Se vuoi restare aggiornato su questo e altri argomenti legati alla transizione di genere, continua a seguire il nostro blog!